domenica 2 marzo 2014

TIGRE BIANCA L'ORIGINE


La Tigre bianca è una mutazione genetica proveniente dalla Tigre reale del Bengala (Panthera tigris tigris), conosciuta anche come Tigre indiana. Si tratta di un mammifero appartenente alla famiglia dei Felidae e rappresenta la seconda tigre in fatto di dimensioni, dopo la Tigre siberiana. Il corpo della Tigre del Bengala può raggiungere, nel maschio, la lunghezza di 2,70-3,10 mt. inclusa la coda e un peso variabile dai 180 ai 260 kg. Le variazioni cromatiche del mantello portano a riconoscere:

d  Tigre bianca, quando il mantello è bianco con strisce nere e occhi azzurri. Avviene quando entrambi i genitori sono portatori del gene del mantello bianco;
d  Tigre bianca senza strisce, quando vi è l’assenza della maggior parte delle strisce e il mantello è quasi totalmente bianco;
d  Tigre golden, con mantello dorato.

L’habitat naturale consiste nelle praterie, foreste pluviali e tropicali, macchia e foreste umide. Qui la Tigre caccia in solitario nelle ore notturne, non ama la rivalità delle altre tigri sul suo territorio e, a questo proposito, lo marca con l’urina e lascia segnali sugli alberi, lacerando la corteccia con i possenti artigli. La Tigre si ciba di mammiferi di taglia medio-grande, come buali, capre, cervi e cinghiali. Trascina discretamente la preda nei cespugli dove la consuma o la ricopre di foglie. La tecnica di caccia consiste negli agguati alle prede durante i loro abbeveraggi negli specchi d’acqua. La Tigre, diffusa un tempo in tutta l’India, la Birmania, il Nepal, il Pakistan e il Bangladesh, oggi sopravvive in piccole aree dell’originario habitat. La minaccia prevalente che ha portato la tigre al pericolo di estinzione è dovuta al bracconaggio. Si stima che nel 1972 le Tigri presenti in India non superassero i 2000 esemplari. Per far fronte al pericolo di estinzione, sono nate diverse iniziative e progetti, fra cui il Project Tiger che ha portato (1989) il numero degli esemplari a 4334. Quest’ultima cifra è calata ancora, nel 1993, a 3750 esemplari. Anche l’Italia partecipa ai programmi di salvaguardia. Il Parco Faunistico Le Cornelle ,come molti altri, partecipa al progetto E.E.P. (European Endangered Specie Programme) che prevede la riproduzione degli animali in cattività per poi essere reintrodotti nel loro habitat naturale.



 

domenica 23 febbraio 2014

Kenja, il leone salvato




Nell'agosto del 2004 nella contea di Kipini nel Nord del Kenya, nelle foreste di mangrovie e manghi, un piccolo branco di leoni gettava nello scompiglio gli allevatori della tribù Orma perché di notte divorava molti capi delle mandrie di zebu. Tra questi leoni, uno in particolare era talmente forte da saltare nei recinti dove di notte venivano riparate le mandrie ed uscirne trascinando oltre la staccionata un capo intero tra le fauci. Estenuati, dopo molte perdite, gli allevatori decisero di organizzare degli appostamenti notturni per abbattere il leone.
Ma il destino volle che della cosa ne venisse a conoscenza Luca Macrì, un italiano oggi di 35 anni, nato a Nairobi, sempre vissuto in Africa, guida esperta e profondo conoscitore della savana e dei suoi animali: «Seppure comprendevo benissimo le ragioni degli allevatori, non potevo permettere che si abbattesse un leone per un così futile motivo. Queste bestie sono ormai in pericolo di estinzione ed anche una sola di loro è un grande patrimonio per l'ambiente e per il paese». Luca, che parla perfettamente swahili e completamente integrato nell'ambiente locale, volle incontrare Barisa Jilo, capo della tribù di allevatori e si fece raccontare i fatti. Decise allora di chiedergli una settimana di tempo per tentare di catturare il leone per spostarlo dalla zona, evitandone così l'abbattimento. Ottenuta la disponibilità dagli allevatori, si recò al distretto del Kenya Wildlife Service di Lamu per chiedere che gli fosse messa a disposizione una trappola a gabbia con cui tentare la cattura del leone.
I ranger di Lamu gli fornirono la trappola, una grossa gabbia con l'entrata a ghigliottina pronta a chiudersi una volta che la fiera fosse entrata attirata dall'esca. Luca provvide anche a rinforzarla, immaginando che in caso di successo avrebbe dovuto sostenere la furia di una animale di 220 Kg di muscoli e ferocia.
Fu così che, aiutato solo dall'ormai fido braccio destro che abita nella zona, zio Salim, la collocò nei pressi di un recinto di bestiame del villaggio di Kilelengwani, con legata all'interno una grande esca di carne.
«Quando vennero a chiamarmi all'alba dicendomi che l'avevo catturato non potevo credere alle mie orecchie. Mi precipitai sul posto e in effetti nella gabbia c'era un vecchio maschio ruggente. Travolto da una emozione di felicità e stupore commisi anche l'imprudenza di balzare fuori della jeep per avvicinarmi subito alla trappola, senza badare che dietro di essa era rimasta una leonessa vicina al suo maschio, che per fortuna spaventata scappò via scomparendo nella vegetazione».
Il leone stava bene, se non per alcune ferite che si era procurato sbattendo furiosamente il muso sulle sbarre nel tentativo di liberarsi.
«Per diversi giorni - ricorda Luca - la bestia non accettò cibo né acqua. Era furiosa, ma occorreva calmarla per trasportarla nello Tasvo est, il grande parco di 13mila kmq a nord di Mombasa, dove intendevo liberarla con il consenso delle autorità». Poi un giorno, vinto della sete, il leone iniziò a calmarsi, a bere e poi a mangiare, consentendo il trasporto in tutta sicurezza.
«Fu a quel punto che caricammo la gabbia su un camion e che con un viaggio di 380 Km quasi interamente di piste sterrate lo liberammo nell'area protetta che avevamo individuato».
Ma il lieto fine non riguarda solo il leone e gli allevatori, ma anche Luca stesso. Il Kenya Wildlife Service, colpito dall'iniziativa di Luca, lo ha infatti nominato Ranger onorario con una cerimonia che si è svolta nel novembre dello stesso anno a Nairobi presso gli uffici generali del KWS.
Certamente l'onorificenza lo ha riempito di orgoglio, ma la gioia più grande è stata quando gli è capitato di rivederlo, riconoscendolo dalle cicatrici sul muso, durante qualche safari nello Tasvo est: libero, maestoso e soprattutto vivo.

mercoledì 19 febbraio 2014

La lince



CLASSE: mammiferi 
ORDINE: carnivori 
FAMIGLIA: felidi 
DIMENSIONI: lunghezza:da 70 a 130 cm 
PESO: fino a 26 Kg
HABITAT: Europa e Asia 
DIETA: camosci ,caprioli, uccelli e roditori
RIPRODUZIONE: 2-3 cuccioli, dopo 2-3 mesi 
La lince comune ha un aspetto molto simile a quello di un grosso gatto,ma si differenzia da quest'ultimo per gli arti, lughi e robusti, e per le orecchie terminanti in un caratteristico ciuffetto di peli rigidi. La su pelliccia ,folta e piuttosto lunga, è di color grigio-rossastro screziato di bianco, ed è ornata di macchie brune sul dorso, sul collo e sul capo. La coda ha una lunghezza massima di circa 20 centimetri e ha la punta smussata e lanugginosa. Animale dalle abitudini prevalentemente notturne, la lince è dotata di sensi molto acuti, di un'abilità straordinaria nell'arrampicarsi sugli alberi e di una scaltrezza proverbiale di cui fa uso per cacciare le proprie prede. La dieta comunque dipende dalla disponibilità alimentari nel territorio in cui vive. Durante il periodo dell'accoppiamento, in marzo-aprile, il maschio e la femmina rimangono insieme per alcuni giorni. Dopo il parto la coppia si divide e la mamma si occupa da sola dei cuccioli . Le giovani linci si nutrono del latte materno e vengono svezzate solo quando sono in grado di seguire la madre nella caccia. La lince necessità di uno spazio molto esteso: di solito si muove su un territorio di oltre 400 chilometri quadrati. In Italia era estinta da diversi decenni, ma per fortuna negli ultimi anni ne è stata nuovamente osservata la presenza nelle Alpi occidentali e orientali, oltre che nell'Appennino centrale. 

   

Per iniziare...



 


Il cane è un mammifero carnivoro derivante dall'addomesticazione del lupo. Con l'uomo intercorre un legame profondo che risale a 36.000 anni fa. Esistono moltissime razze di cani, che sono state selezionate nel tempo dall'uomo con lo scopo di aiutarlo in differenti attività: questo fa capire come mai esistano tantissime razze di cani che variano da quelli da compagnia, a quelli da caccia, da corsa e da guardia. Notizie, curiosità e consigli utili per prendersi cura nel modo giusto del proprio cane. Alimentazione, benessere, salute sono solo alcuni dei temi trattati quotidianamente per dare sempre il meglio al nostro migliore amico a quattro zampe.
 
 
 
Il gatto, uno dei migliori amici dell'uomo.
Dolce ma riservato, intelligente ma non obbediente, autonomo ma bisognoso di cure e di affetto, ama la casa ma anche stare fuori. Domestico ma anche selvatico.
 
Secondo alcune stime (fatte sulla vendita di cibo e accessori) in Italia ci sarebbe una popolazione di 7 milioni e mezzo di gatti “casalinghi”, quasi quanti sono i cani che vivono in casa. Anche se è molto difficile avere dei dati precisi, poiché non esiste una vera “anagrafe” dei gatti. È infatti una specie che si sta addomesticando proprio in questi decenni - un periodo brevissimo nei tempi lunghi dell’evoluzione - e che mantiene alcune caratteristiche dell’animale quasi selvatico, libero.